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Come si cura la Tiroidite di Hashimoto
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La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune molto frequente nella popolazione: circa 1 persona su 20 ne è affetta, con una prevalenza spiccata per i soggetti di sesso femminile. Un vero e proprio trattamento specifico per questa malattia ad oggi non esiste, ma la cura più efficace prevede l’assunzione di farmaci per l’ipotiroidismo e un monitoraggio terapeutico regolare.

Cosa comporta la tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto è un processo infiammatorio cronico a carico della tiroide in cui la ghiandola viene danneggiata da anticorpi anomali, motivo per cui la patologia rientra nella categoria delle tiroiditi autoimmuni. Premesso che un sistema immunitario che funziona correttamente è in grado di difendere l’organismo rispondendo all’azione di agenti estranei pericolosi come batteri e virus tramite la produzione di anticorpi, nei soggetti affetti da tiroidite di Hashimoto, invece, il sistema immunitario produce autoanticorpi diretti contro tessuti e/o organi dell’organismo che li ha prodotti, e in particolare contro la ghiandola tiroidea: questo fenomeno determina la lesione della ghiandola stessa, con conseguente progressiva diminuzione della produzione degli ormoni tiroidei e manifestazione di sintomi associati all’ipotiroidismo. In questi casi, la tiroide può apparire ingrossata (gozzo), di consistenza aumentata e talvolta dura, ma solitamente non provoca dolori o fastidi di alcun tipo. La variante di Hashimoto della tiroidite, dunque, comporta lo sviluppo da parte delle cellule della tiroide di un processo infiammatorio cronico in risposta all’aggressione del sistema immunitario: questa infiammazione, comportando in molti casi una riduzione funzionale della ghiandola, classifica la tiroidite di Hashimoto come una comunissima causa di ipotiroidismo. La tiroidite di Hashimoto viene diagnosticata ogni anno a circa una persona ogni 1000, è più comune fra le donne tra i 30 e i 50 anni e tende a presentarsi in diversi soggetti della stessa famiglia; insorge molto frequentemente anche nei soggetti affetti da anomalie cromosomiche come la sindrome di Down, la sindrome di Turner e la sindrome di Klinefelter. Questa patologia si riconosce solitamente dall’ingrossamento anomalo e asintomatico della tiroide o da una sensazione di pienezza nel collo. La ghiandola ha solitamente una consistenza gommosa e qualche volta presenta un aspetto nodulare; se ipoattiva, la tiroide può causare nei pazienti reazioni quali stanchezza, intolleranza al freddo, insieme ai comuni sintomi di ipotiroidismo. I pochi soggetti che, invece, presentano una tiroide iperattiva (ipertiroidismo) possono avere palpitazioni, manifestazioni di nervosismo e intolleranza al calore.

Come si cura la tiroide di Hashimoto?

La cura per la tiroide di Hashimoto si basa generalmente sulla semplice osservazione (in caso di eutiroidismo) o sulla terapia ormonale sostitutiva (in caso di ipotiroidismo) con somministrazione di lavotiroxina (eutirox), un analogo sintetico dell’ormone tiroxina prodotto dalla tiroide; quest’ultimo ristabilisce il normale livello di ormoni tiroidei nel plasma, risolvendo i sintomi dell’ipotiroidismo e prevenendone le complicanze. Con la tiroidite di Hashimoto, la terapia ormonale sostitutiva dev’essere continuata per tutto il corso della vita, seguita con regolarità e controlli periodici per mantenere costanti i livelli ormonali. È anche fondamentale valutare eventuali interferenze derivanti dall’assunzione contemporanea di altre medicine che potrebbero modificare l’azione terapeutica della levotiroxina.

 

Che differenza c’è tra ipotiroidismo e tiroide di Hashimoto?

L’ipotiroidismo è una patologia causata dall’incapacità della tiroide di sintetizzare una quantità adeguata di ormoni tiroidei, che risultano diminuiti; congenita o acquisita, questa condizione della tiroide può presentarsi sin dalla nascita o comparire in età adulta, specie nelle donne ultracinquantenni. La tiroidite di Hashimoto, anche nota come tiroidite cronica autoimmune, è una malattia, appunto, autoimmune che esordisce con un iperfunzionamento della tiroide per poi evolversi in ipotiroidismo: è, dunque, la causa primaria di ipotiroidismo primario, cioè direttamente dipendente da un funzionamento alterato della tiroide.

Le informazioni contenute su questo blog sono pubblicate a scopo esclusivamente informativo: non possono sostituirsi o integrare la diagnosi svolta dal medico. Tutte le informazioni non devono essere in alcun modo considerate come alternative alla diagnosi del medico curante, né tantomeno essere confuse e/o scambiate con la prescrizione di trattamenti e terapie.